Lettera alla Regione Lombardia

Milano 04-05-2020

Lo scrivente Comitato ECA rappresenta in maniera completa e globale tutti gli utenti delle strutture educative individuate nei genitori, educatori e gestori di servizi educativi 0-6 privati e privato sociale a livello nazionale e naturalmente della Lombardia, in cui ECA ha avuto origine e di cui fanno parte i gestori che compongono il Direttivo del Comitato stesso. Comitato ECA vuole mettere a disposizione tutta l’esperienza tecnica e gestionale acquisita in anni di gestione territoriale delle unità di offerta, partecipando ai tavoli sia per stanziamento fondi sia per ammortizzatori sociali sia per protocollo sulla fase sperimentale di riapertura. Vogliamo portare alla vostra attenzione una serie di requisiti imprescindibili, il cui riconoscimento da parte di Regione Lombardia garantisce la base di partenza per la fattibilità del progetto sperimentale di riapertura delle strutture 0-6 secondo l’intenzione di Regione Lombardia. RICHIESTA URGENTE DI AIUTI ECONOMICI NECESSARI ALLA SOPRAVVIVENZA ED ALLA RIPARTENZA 1) In Regione Lombardia constatiamo che solo pochissime scuole dell’infanzia paritarie hanno avuto accesso a sostegni economici, ma la maggior parte delle strutture da noi rappresentate non è paritaria , ma è privata e privata sociale.

  • Il Comitato ECA rappresenta tutte le attività di servizi educativi 0-6 private a livello nazionale , con particolare attenzione a quelle presenti nel territorio regionale e ha sperimentato forme di sostegno apprezzabili in altre Regioni come Piemonte,Sicilia,Toscana, Lazio e Veneto.
  • Chiediamo a Regione Lombardia di intervenire inoltre anticipando quanto stanziato nel Fondo 0/6 per l’annualità 2020/2021 promuovendo un’azione attraverso i Comuni per l’accesso alle risorse economiche, azione che sia immediata, altrimenti le strutture private saranno già chiuse quando arriveranno i fondi e ammortizzatori sociali, ma che venga anche garantita da un efficace monitoraggio della corretta distribuzione dei fondi dai Comuni alle strutture private.
  • Qualora non vi siano indicazioni a livello nazionale, chiediamo a Regione Lombardia di garantire lo sgravio fiscale del pagamento degli affitti e delle utenze per le nostre strutture indipendentemente dall’accatastamento.
  • Per massima tutela dei nostri dipendenti chiediamo che ogni sostegno economico non sia legato alla rinuncia agli ammortizzatori sociali.
  • Gli utenti delle strutture e il personale impiegato dovranno essere tutelati massimamente in termini di sicurezza seguendo le linee guida straordinarie INAIL , ma necessitiamo di sostegni economici a fondo perduto e ammortizzatori sociali per affrontare tutte le spese accessorie del materiale necessario alla dotazione emergenza sanitaria.
  • Ad oggi è rilevabile una non sostenibilità economica delle proposte fatte, qualora queste non siano supportate da interventi economici a fondo perduto rilevanti e ammortizzatori sociali , per far fronte ad una riduzione del numero di bambini presenti e al contestuale aumento dei costi per il personale in virtù di rapporti educatori/bambini differenti da quelli attuali, previsti dallo standard presente nel DGR n 2929 del 09/03/2020.
  • Qualora non vi siano indicazioni a livello nazionale, chiediamo a Regione Lombardia di garantire lo sgravio fiscale del pagamento degli affitti e delle utenze per le nostre strutture indipendentemente dall’accatastamento.
  • La possibilità di una reale ripartenza con accezione sperimentale sarà possibile solo se saranno garantiti aiuti economici concreti a fondo perduto e ammortizzatori sociali con effetti retroattivi dalla data di chiusura forzata dal 24/02/2020 delle attività da noi rappresentate.

Non possiamo prescindere da un’etica dell’offerta educativa futura che vuole salvaguardare i bisogni reali delle famiglie e soprattutto dei bambini, mantenendo un saldo equilibrio tra benessere degli utenti ed economia delle strutture. Comitato ECA riconosce nel ruolo delle strutture 0-6 l’alto valore di legame sociale ed educativo per i bambini. In Lombardia, parliamo di 135.000 bambini della scuola dell’infanzia (3-6 anni) nel privato e privato sociale e 60.000 bambini 0-3 anni nelle strutture private e private sociale ,ad oggi solo pochissime scuole dell’infanzia paritarie hanno avuto accesso a sostegni economici, ma la maggior parte non è paritario . Infine riteniamo che la fase sperimentale avvii una vera e propria rivoluzione di un modello pedagogico, sociale e culturale che richiede oggi e richiederà anche da Settembre una formazione costante, mutante e continua degli operatori del settore.

E’ possibile rispondere alle esigenze degli adulti che devono tornare al lavoro solo se viene garantito un lavoro di alta qualità di coloro che dovranno prendersi cura dei loro figli. Chiediamo con forza di essere invitati ai tavoli di confronto per gli aiuti finanziari a fondo perduto e ammortizzatori sociali e per i protocolli di riapertura , poiché il Comitato ECA Certi di un vostro sollecito e immediato riscontro , riconoscendo la preziosa collaborazione del Comitato

Lettera al Governo

PRESIDENTE CONTE
ON MINISTRO LUCIA AZZOLINA
ON ROBERTO GUALTIERI
SPETT.LE CODACONS
SPETT.LE ANISNEI
SPETT.LE FISM
SPETT.LE ANCI

Milano, 27 03 2020

Gent.li Onorevoli, Codacons e rappresentanze contrattuali,

il Comitato EduChiAmo rappresenta migliaia di titolari di nidi, servizi educativi e scuole privati di tutte le regioni italiane. Ci siamo costituiti in pochi giorni e abbiamo raccolto immediato consenso perché le nostre realtà sono state ignorate dal decreto, pur essendo le prime a cui è stata imposta la chiusura.

Urge che voi che avete una voce istituzionale vi uniate e chiediate convintamente al Governo ed alle singole Regioni quanto contenuto nel documento da noi elaborato, che vedete sotto.

Non sulla pelle dei genitori, né dei lavoratori, né dei gestori può accadere che la tragica e unica condizione delle nostre imprese private sia ignorata, perché questo produrrà danni peggiori del COVID: costringerà i bambini a camminare sulle macerie dei luoghi dove fino ad un mese fa vivevano una quotidianità gioiosa, lasciando le famiglie allo sbando e privando migliaia di educatrici, insegnanti, cuoche e ausiliare del posto di lavoro.

Le nostre attività non hanno ricevuto alcuna tutela dal decreto dello scorso 17 marzo, c’è bisogno di un intervento urgente perché, viceversa in soli 2 mesi dovremo dichiarare la cessazione dell’attività, causando la perdita di migliaia di posti di lavoro e costringendo alla ripresa i genitori ad un nuovo problema, non avere i servizi educativi a cui si sono appoggiati.

Unitevi e battetevi per TUTTI, forse per la prima volta nella storia del paese potete stare tutti sulla stessa barca e con le capacità e competenze di tutti arrivare velocemente alla meta.

Il Comitato EduChiAmo attende con fiducia una sollecita risposta.

Presidente Vincenzina Cinzia D’Alessandro

Lettera alla Regione

Milano, 27 03 2020

Gent.li Assessori della Regione,

il Comitato EduChiAmo rappresenta migliaia di titolari di nidi, servizi educativi e scuole privati di tutte le regioni italiane. Ci siamo costituiti in pochi giorni e abbiamo raccolto immediato consenso perché le nostre realtà sono state ignorate dal decreto, pur essendo le prime a cui è stata imposta la chiusura.

Urge che voi che avete una voce istituzionale vi uniate e chiediate convintamente al Governo ed alle singole Regioni quanto contenuto nel documento da noi elaborato, che vedete sotto.

Non sulla pelle dei genitori, né dei lavoratori, né dei gestori può accadere che la tragica e unica condizione delle nostre imprese private sia ignorata, perché questo produrrà danni peggiori del COVID: costringerà i bambini a camminare sulle macerie dei luoghi dove fino ad un mese fa vivevano una quotidianità gioiosa, lasciando le famiglie allo sbando e privando migliaia di educatrici, insegnanti, cuoche e ausiliare del posto di lavoro.

Le nostre attività non hanno ricevuto alcuna tutela dal decreto dello scorso 17 marzo, c’è bisogno di un intervento urgente perché, viceversa in soli 2 mesi dovremo dichiarare la cessazione dell’attività, causando la perdita di migliaia di posti di lavoro e costringendo alla ripresa i genitori ad un nuovo problema, non avere i servizi educativi a cui si sono appoggiati.

La maggioranza di noi non ha neanche la liquidità necessaria per anticipare i fondi della cassa integrazioni.

La chiusura delle nostre attività non solo incide pesantemente sul bilancio, rende impossibile operare. Tutelare i genitori significa dare aiuti ai nidi, ai servizi educativi ed alle scuole.

Viceversa innescare una guerra tra poveri produce danni reali e sociali, genitori contro gestori/lavoratori apre una voragine culturale su quanto costruito in decenni di servizi educativi di valenza pubblica in ambito privato.

Unitevi e battetevi per TUTTI, forse per la prima volta nella storia del paese potete stare tutti sulla stessa barca e con le capacità e competenze di tutti arrivare velocemente alla meta.

Il Comitato EduChiAmo attende con fiducia una sollecita risposta.

Presidente Vincenzina Cinzia D’Alessandro

Lettera alla Regione

Ill.mo Sig Presidente

          Avv. Attilio Fontana

Ill.mo Assessore alla Istruzione, Formazione e Lavoro

        On. Dr.ssa Melania De Nichilo Rizzoli

I                                                                                             ll.mo Assessore alle Politiche per la famiglia, genitorialità e pari opportunità
On. Dott.ssa Silvia Piani

Milano, 11 aprile 2020

Egregio Presidente Fontana,

Egregio Assessore De Nichilo Rizzoli,

Gent.ma Assessore Piani,

 

facciamo seguito alla nostra lettera dello scorso 27 marzo, che non ha avuto riscontro, per sollecitare la Regione Lombardia a porre attenzione e giusti rimedi alla catastrofica situazione dei servizi educativi 0-6 privati, ignorati dal DPCM dello scorso 17 marzo.

Siamo invisibili a voi tutti, noi piccole imprese per lo più femminili, le nostre lavoratrici, le famiglie a cui diamo un servizio essenziale ed i bambini, che state privando non solo di presente ma di futuro.

Solo in Lombardia sono 1400 le strutture private, tra nidi e scuole d’infanzia. I nidi privati, nello specifico, offrono il 70% dei posti disponibili per i bambini dai 0 ai 3 anni, soddisfacendo i bisogni di crescita di 60.000 bambini. Nel decreto Cura Italia il servizio all’infanzia è totalmente escluso, pertanto ci aspettiamo un pronto intervento da parte delle Regioni, senza il quale, è prevedibile che nei prossimi mesi molte di queste imprese saranno destinate a chiudere, causando la perdita di migliaia di posti di lavoro e costringendo le famiglie a non avere disponibilità dei servizi, alla ripresa delle attività.

L’unica misura a nostra tutela, ad oggi, è il ricorso agli ammortizzatori sociali per i nostri dipendenti, ma non è certo sufficiente a coprire le ingenti spese dei canoni di locazione e delle spese comunque rimaste a nostro carico (tasse sul lavoro, tasse d’impresa, utenze).

LE RICHIESTE

Il ricorso alla cassa integrazione è previsto, attualmente, soltanto per 9 settimane. Chiediamo che la Regione ponga richiesta alle istituzioni competenti affinché questo periodo venga prorogato per tutte le settimane di chiusura dei nostri servizi.

Siamo a conoscenza dell’esistenza di alcuni fondi regionali (FONDI 0-6 e FONDI NIDI GRATIS); chiediamo che questi vengano convertiti e destinati in maniera diretta ai servizi educativi 0-6, in breve tempo. Sebbene siano stanziamenti aventi differente natura, chiediamo che la Regione intervenga con provvedimenti ad hoc per limitare il più possibile i danni di carattere sociale che Covid-19 provocherà con la chiusura di numerosi nidi e scuole dell’infanzia.

Il ricorso alla cassa integrazione è previsto, attualmente, soltanto per 9 settimane. Chiediamo che la Regione ponga richiesta alle istituzioni competenti affinché questo periodo venga prorogato per tutte le settimane di chiusura dei nostri servizi.

Siamo a conoscenza dell’esistenza di alcuni fondi regionali (FONDI 0-6 e FONDI NIDI GRATIS); chiediamo che questi vengano convertiti e destinati in maniera diretta ai servizi educativi 0-6, in breve tempo. Sebbene siano stanziamenti aventi differente natura, chiediamo che la Regione intervenga con provvedimenti ad hoc per limitare il più possibile i danni di carattere sociale che Covid-19 provocherà con la chiusura di numerosi nidi e scuole dell’infanzia.

Apprendiamo che i provvedimenti stanziati da INPS a favore delle famiglie, il Bonus baby sitter e il Bonus nido, vengono usati in una percentuale molto inferiore alle attese e questo consente di avere una grossa parte di liquidità già stanziata da poter convertire direttamente alle strutture dei servizi 0-6.

Le famiglie non pagano più le rette degli asili e quindi non chiedono il rimborso del Bonus INPS, né usano baby sitter col timore del contagio da COVID, se non in una percentuale minima rispetto alle vostre attese in fase di stanziamento. Chiediamo che la Regione intervenga con provvedimenti per richiedere la conversione di questi fondi affinché vengano destintati alle strutture private 0-6

Le nostre strutture continuano ad avere l’onere del pagamento degli affitti e chiediamo un sostegno e contributi diretti anche in tal senso.

In alternativa chiediamo che decidiate di soccorrere le nostre imprese con un contributo che consideri la copertura delle spese ineludibili fino alla ripresa delle nostre attività.

Qui rammentiamo anche quanto già chiesto nella precedente lettera, misure che sappiamo darebbero respiro a tutte le PMI, non solo alle nostre.

– credito imposta, come previsto dall’art.65 DL 18/2020, per il canone di locazione, per tutte categorie catastali dove sono insediate attività produttive chiuse causa COVID 19;

– taglio delle aliquote IRAP ( o addirittura eliminazione?) per l’anno fiscale 2020;

– sospensione degli ammortamenti immateriali e materiali per l’anno 2020;

– la facoltà di capitalizzare tutti i costi fissi mensili di gestione sostenuti dalle imprese a fronte di ricavi a zero o ridotti dello stesso periodo, in modo tale da spalmare su più esercizi e non solo sul 2020 il sostenimento di tali oneri.

Le strutture educative private 0-6 in Lombardia hanno garantito, a questa ed alle precedenti amministrazioni, un’efficace rete di copertura sul territorio che viceversa avrebbe visto insoddisfatta una grossa fetta della popolazione. Qualora venissero a mancare sussidi da parte delle istituzioni, in pochi mesi le nostre imprese saranno destinate a chiudere, causando disagi sociali da non sottovalutare. La Lombardia non vuole questo, ne siamo certi. La Lombardia deve poter ripartire garantendo alle madri ed ai padri lavoratori di ritrovare i propri servizi educativi.

Non sulla pelle dei genitori, né dei lavoratori, né dei gestori può accadere che la tragica e unica condizione delle nostre imprese private sia ignorata, perché questo produrrà danni peggiori del COVID: costringerà i bambini a camminare sulle macerie dei luoghi dove fino ad un mese fa vivevano una quotidianità gioiosa, lasciando le famiglie allo sbando e privando migliaia di educatrici, insegnanti, cuoche, ausiliarie dei loro posti di lavoro.

Attendiamo fiduciosi un cortese riscontro e soprattutto azioni concrete.

I più cordiali saluti,

Comitato Nazionale EduChiAmo

comitatoeduchiamo.com

Facebook Comitato educhiamo Edu Chi Amo

Lettera al Governo

Ill.mo

Presidente del Consiglio dei Ministri

Avv. Giuseppe Conte

Ill.mo Senatore Daniele Pesco

Spett.le Commissione Bilancio del Senato

On. Ministro Lucia Azzolina

On. Roberto Gualtieri

Milano, 11 aprile 2020

Ill.mo Presidente,

Gent.li Senatori e Onorevoli Deputati,

facciamo seguito alla nostra lettera dello scorso 27 marzo, che non ha avuto riscontro, per sollecitare il Governo e le Istituzioni a porre attenzione e giusti rimedi alla catastrofica situazione dei servizi educativi 0-6 privati, ignorati dal DPCM dello scorso 17 marzo.

Siamo invisibili a voi tutti, noi piccole imprese per lo più femminili, le nostre lavoratrici, le famiglie a cui diamo un servizio essenziale ed i bambini, che state privando non solo di presente ma di futuro.

I soli nidi privati rappresentano il 70% della copertura nazionale e senza un vostro immediato ed idoneo provvedimento, in pochi mesi molte di queste imprese saranno destinate a chiudere, causando la perdita di migliaia di posti di lavoro e costringendo le famiglie a non avere disponibilità dei servizi, alla ripresa delle attività.

L’unica misura a nostra tutela, ad oggi, è il ricorso agli ammortizzatori sociali per i nostri dipendenti, ma non è certo sufficiente a coprire le ingenti spese dei canoni di locazione e delle spese comunque rimaste a nostro carico (tasse sul lavoro, tasse d’impresa, utenze).

LE RICHIESTE ILLUSTRI SENATORI E MINISTRI

Il ricorso alla cassa integrazione è previsto, attualmente, soltanto per 9 settimane. Chiediamo che questo periodo venga prorogato per tutte le settimane di chiusura dei nostri servizi.

Apprendiamo che i provvedimenti stanziati da INPS a favore delle famiglie, il Bonus baby sitter e il Bonus nido, vengono usati in una percentuale molto inferiore alle attese e questo consente di avere una grossa parte di liquidità già stanziata da poter convertire direttamente alle strutture dei servizi 0-6.

Le famiglie non pagano più le rette degli asili e quindi non chiedono il rimborso del Bonus INPS, né usano baby sitter col timore del contagio da COVID, se non in una percentuale minima rispetto alle vostre attese in fase di stanziamento.

Le nostre strutture continuano ad avere l’onere del pagamento degli affitti e chiediamo un sostegno e contributi diretti anche in tal senso.

In alternativa chiediamo che decidiate di soccorrere le nostre imprese con un contributo che consideri la copertura delle spese ineludibili fino alla ripresa delle nostre attività.

Qui rammentiamo anche quanto già chiesto nella precedente lettera, misure che sappiamo darebbero respiro a tutte le PMI, non solo alle nostre.

– credito imposta, come previsto dall’art.65 DL 18/2020, per il canone di locazione, per tutte categorie catastali dove sono insediate attività produttive chiuse causa COVID 19;

– taglio delle aliquote IRAP ( o addirittura eliminazione?) per l’anno fiscale 2020;

– sospensione degli ammortamenti immateriali e materiali per l’anno 2020;

– la facoltà di capitalizzare tutti i costi fissi mensili di gestione sostenuti dalle imprese a fronte di ricavi a zero o ridotti dello stesso periodo, in modo tale da spalmare su più esercizi e non solo sul 2020 il sostenimento di tali oneri.

Non sulla pelle dei genitori, né dei lavoratori, né dei gestori può accadere che la tragica e unica condizione delle nostre imprese private sia ignorata, perché questo produrrà danni peggiori del COVID: costringerà i bambini a camminare sulle macerie dei luoghi dove fino ad un mese fa vivevano una quotidianità gioiosa, lasciando le famiglie allo sbando e privando migliaia di educatrici, insegnanti, cuoche, ausiliarie dei loro posti di lavoro.

Attendiamo fiduciosi un cortese riscontro e soprattutto azioni concrete.

I più cordiali saluti,

Comitato Nazionale EduChiAmo

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